L'esplosione degli ETF, i grandi competitors dei fondi di inversione

17 Ottobre 2016   15:26  

Sono i grandi nemici dei fondi di inversione dato che offrono servizi completamente opposti alla gestione attiva, inoltre i minori costi e la maggiore liquidità hanno fatto sì che con il passare del tempo un numero sempre più grandi di investitori optasse per gli ETF o Exchange Traded Funds. 

I fondi di inversione hanno dominato le scene della finanza fino a qualche hanno fa, poi i cambiamenti imposti dall’evoluzione finanziaria dei mercati hanno determinato una progressiva crescita dei loro più grandi competitors, come dimostra uno studio infografico sugli ETF compiuto da Moneyfarm

Gli ETF sono particolari fondi d’investimento o Sicav a gestione passiva. Un ETF è uno strumento finanziario che replica le prestazione di un indice, una commodity, o un paniere di titoli molto simile a un fondo comune, ma viene scambiato come un'azione nei mercati, ovvero le quote di un ETF possono essere comprate e vendute in borsa durante il giorno.

Dalla nascita del primo ETF, - Standard & Poor’s Depositary Receipts (SPDR) ancora presente nel mercato -, i loro numero è passato da 1 a 1,07 trilioni. Dallo stralcio dell’infografica si nota come la crescita sia divenuta esponenziale nel periodo post 2008, anno famoso alle cronache finanziarie per l’inizio della crisi recessiva. Gli ETF sono oggi quotati in 32 paesi, scambiati in 14 valute e interessano 30 differenti settori del mercato obbligazionario.

La liquidità è uno dei grandi vantaggi che offre un ETF rispetto al fondo attivo, inoltre presenta costi minori rispetto ai fondi di inversione dato che le spese di gestione raramente superano lo 0,3%. L’investitore in ETF non deve pagare alcuna commissione di entrata, uscita o performance, se non quelle applicate dalla sua banca. Gli ETF permettono inoltre di diversificare l’investimento, e di conseguenza diminuire i rischi da parte dell’investitore/risparmiatore.

Da non trascurare anche le variabili efficienza e trasparenza. La gestione passiva consente all’ETF di riservare buoni rendimenti, senza l’ossessione di battere il mercato. A ciò si aggiunge l’elevato grado di trasparenza dell’investimento insito nella natura stessa dell’ETF, quindi nella replica dell’indice benchmark scelto e nella conseguente possibilità di conoscerne in tempo reale l’esposizione e poterne monitorare l’andamento.

Allo stesso tempo presentano degli svantaggi rispetto al prodotto di investimenti per antonomasia. Uno di questi ì il trattamento fiscale dato che, a differenza dei trasferimenti legati ai fondi di inversione che sono esentasse, gli investitori devono pagare le tasse quando cambiano ETF. Agli ETF viene applicata un’aliquota pari al 26%, sui redditi da capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria. Eccezion fatta per gli ETF che investono in titoli pubblici italiani (obbligazioni e altri titoli di cui all’art. 31 DPR 601/1973) ed equiparati e derivanti da titoli pubblici di Stati esteri appartenenti alla cosiddetta White List. Ad essi continua ad applicarsi l’aliquota del 12,5%.

 

Quando possono essere utili? Dipenderà dal profilo dell’investitore, ma generalmente sono molto utili per realizzare investimenti strategici e di breve durata. Tra i profili più adatti, come dimostra un’indagine di Assogestioni sui fondi comuni italiani, spicca quello dei giovani con età compresa tra i 26 e i 35 anni, i quali preferiscono investire piccole somme e optare per soluzioni flessibili e basso costo. Gli ETF rappresentano inoltre una buona opzione di quando l’investitore desidera ridurre le commissioni dei prodotti sui quali investe, oppure quando desidera investire in maniera selettiva su un determinato segmento di mercato.  


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