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“Nel Recovery Fund ci sono due modalità, i prestiti e i grants, cioè i finanziamenti a fondo perduto. Ma qui si apre una grande questione, che deve preoccuparci tutti: abbiamo bisogno di Paesi che siano pronti a spendere i soldi che arrivano. Sarebbe inconcepibile che stanziamenti di questa portata non trovassero una loro collocazione”. È la preoccupazione principale espressa nell’intervista al Corriere della Sera in edicola dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, che insiste: “Quindi in attesa che il Recovery Fund si materializzi, sarebbe bene che i Paesi si attrezzassero per essere capaci di spendere. È un problema che devono porsi tutti gli Stati, tanto più quelli più esposti alla crisi. Oggi ci sono Paesi che non sono in grado di farlo e rimandano i soldi indietro”.
E a proposito di quest’ultimo, Sassoli dice anche che il Mes “è una cassa prestiti” e non è più come il vecchio salvastati, perché “nel nuovo regolamento sarà chiaro che non ci sono condizionalità diverse dalla destinazione per spese sanitarie dirette e indirette legate alla lotta al coronavirus”. Tanto più che “avrà un tasso molto favorevole, in media dello 0,30%” che “può essere conveniente”, per esempio “per creare ambulatori nelle zone industriali dove non ci sono, centri Covid nelle Università, aiutare le regioni commissariate e che non possono fare investimenti o assunzioni”. Ma questo, chiosa Sassoli, “lo deciderà il governo italiano”.