Decreto Dignità, l'attacco di Confindustria

18 Luglio 2018   11:39  

"Il fatto che per contratti tra i 12 e i 24 mesi sia richiesto alle imprese di indicare le condizioni del prolungamento, esponendole all'imprevedibilità di un'eventuale contenzioso, finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull’occupazione oltre quelli stimati nella Relazione tecnica al Decreto (in cui si fa riferimento a un abbassamento della durata da 36 a 24 mesi)". E' quanto si legge nella relazione che Confindustria ha presentato in occasione dell'audizione di alcuni suoi rappresentanti, tra cui il direttore generale Marcella Panucci, davanti alle Commissioni riunite di Lavoro e Finanze alla Camera.

"Pensiamo che il decreto dignità parta da presupposti sbagliati e non tenga in considerazione i dati effettivi degli ultimi anni. C'è il presupposto di aumento eccessivo della precarietà. Noi condividiamo la lotta agli abusi, ma nel decreto ci sono misure eccessive rispetto all'obiettivo. I dati non mostrano un aumento della precarietà", commenta il direttore generale di Confindustria, Marcella Panicucci.

Secondo l'associazione degli industriali, "la migliore strada è agire sul costo del contratto a tempo indeterminato, con una riduzione netta del costo del lavoro". Il "punto critico - continua Panucci - è la reintroduzione delle causali, che non costituiscono un vero meccanismo di tutela, ma un onere e un rischio sia per l'impresa che per il lavoratore. Siamo dell'idea che dovrebbero essere eliminate almeno per i contratti fino a 24 mesi". Le novità introdotte sull'indennità di licenziamento, aggiunge Panicucci, "rendono più difficile l'applicazione di contratti a termine e scoraggiano quelli a tempo indeterminato".

Sarebbe opportuno, aggiunge, "evitare brusche retromarce" sulle riforme già avviate. mentre serve che il quadro delle norme sia assicurato da "stabilità e certezza". Attraverso l'esame del decreto in Parlamento, sostiene ancora Panicucci, "si potranno approvare correzioni che garantiranno una crescita sostenibile e inclusiva dell'Italia, favorendo la competitività delle imprese e la valorizzazione del lavoro".

"Il decreto dignità di fatto non distingue la delocalizzazione buona" da quella selvaggia "che va contrastata", continua il direttore generale, per il quale le misure contenute nel decreto "renderanno più incerto e più imprevedibile il quadro di regole in cui operano le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita".
Infine, il contrasto alla ludopatia contenuto nel dl dignità è condivisibile "ma il divieto assoluto della pubblicità ci sembra eccessivo", spiega.

Quelle prese di mira dal documento "sono attività lecite - sostiene - che se troppo vincolate rischiano di dare spazio a quelle illecite". Secondo Panucci, "si potrebbero immaginare meccanismi differenti, chiarendo meglio gli spot. La pubblicità ha un valore informativo".



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