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"Nessuna nuova tassa, né correzioni dei conti" nel Documento di Economia e Finanza approvato dal governo.
Palazzo Chigi esulta al via libera al Def dove non trovano spazio i temuti rialzi Iva, c'è un assaggio della flat tax, ma c'è anche la conferma della frenata del pil e del deterioramento di deficit e debito. I numeri del Def tratteggiano uno scenario poco promettente per la crescita e i conti italiani, nonostante i tentativi del governo di rivitalizzare il pil a suon di decreti-legge, dal dl crescita allo Sblocca cantieri.
Stime alla mano, secondo i dati del Mef, il pil per effetto del dl crescita e blocca-cantieri sale solo dello 0,2%, contro l'1% indicato a dicembre. Escluse le nuove misure pro-crescita resterebbe praticamente al palo a +0,1%. In salita il deficit, il cui rialzo costringe il governo ad attivare le clausole per congelare da giugno due miliardi di spese: si attesterà al 2,4% nel 2019, per poi scendere poi al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021.
Un percorso che butta fuori dai radar del triennio il fatidico pareggio di bilancio, ovvero l'azzeramento del disavanzo. Resta la nota dolente dell'alto debito pubblico, in salita al 132,6% del Pil quest'anno dal 132,2% del 2018 a causa della "bassa crescita nominale" e "rendimenti reali relativamente elevati". Lo stock del debito dovrebbe poi calare nel 2020 al 131,3% e fino al 128,9% per cento nel 2022.
"Il sentiero di riforma per i prossimi anni prevede la graduale estensione del regime d'imposta sulle persone fisiche a due aliquote Irpef del 15 e 20 per cento, a partire dai redditi più bassi, al contempo riformando le deduzioni e detrazioni", recita il Pnr. L’obiettivo del Governo, si sottolinea ancora, ''è di ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e di snellire gli adempimenti relativi al pagamento delle imposte. Il concetto chiave è la ‘flat tax’, ossia la graduale introduzione di aliquote d’imposta fisse, con un sistema di deduzioni e detrazioni che preservi la progressività del prelievo''.