Sarni, CGIL e operaie: storie di diritti calpestati e doveri mancati

09 Ottobre 2013   07:40  

Sarni, Cgil e operaie sono i protagonisti di una vicenda iniziata nel 2009 che ancora non si conclude. L’azienda la conosciamo tutti, ha sede a Chieti ed è presente lungo le autostrade con i suoi autogrill e in molti centri commerciali con la linea oro.

Il sindacato è fra i più rappresentativi d’Italia. La prima dovrebbe dare lavoro e rispettare le norme e la seconda dovrebbe tutelare i lavoratori qualora i datori di lavoro violino la legge. I passaggi sono un po’ complessi, perché si tratta di una rilevazione d’azienda con successiva cessione di ramo. Nel giugno del 2007 Sarni rilevò le quote del gruppo Fini.

Maria Esposito e le sue colleghe lavoravano nel ristorante Finifast presso il centro commerciale “il Parco” di Calenzano. L’azienda, di proprietà della società il Parco srl, era gestita in regime di affitto dalla Finifast. Il 4 dicembre 2012 Finifast cedette la gestione dell’azienda a Finifast two, stipulando un contratto di subaffitto, ma il 28 gennaio 2009 la Finifast aveva ceduto il ramo d’azienda oggetto del contratto di affitto.

Da subito i rapporti fra i vertici aziendali, i lavoratori e le organizzazioni sindacali si presentarono complessi. La Finifast applicava il miglior contratto del settore ristorazione, mentre la nuova dirigenza rifiutava l’applicazione di alcune clausole del Contratto Nazionale Collettivo (fornitura del vitto ai dipendenti e l’integrativo aziendale).

Le lavoratrici a fine 2008 scioperarono, ma vennero sostituite da dipendenti di un altro punto ristoro.

La mattina del 24 marzo 2009 tutte le lavoratrici ricevettero una lettera di licenziamento con decorrenza 31 marzo 2009 per cessazione dell’attività. Il provvedimento era incomprensibile poiché il locale era gestito in regime di affitto d’azienda, quindi in caso di trasferimento d’azienda, il rapporto di lavoro continua.

Ma l’intento era di dar vita ad una società ad hoc, la Calenzano 2 srl, che svolgesse sempre la stessa attività, con meno di quindici dipendenti, infatti in data 2 aprile 2009 furono riassunte solo le lavoratrici remissive alle nuove regole imposte (non erano iscritte alla Filcams-CGIL e non avevano partecipato allo sciopero).

Il 2 marzo 2010 il Giudice del lavoro del tribunale di Prato chiese il reintegro delle otto lavoratrici poiché i licenziamenti erano nulli.

Il gruppo Sarni manifestò la propria volontà di opporsi in ogni modo alla sentenza di reintegro.

Il 27 maggio del 2010 presso la Direzione Provinciale del Lavoro di Prato tra le lavoratrici e l’azienda venne firmata una transazione:le lavoratrici accettarono il licenziamento e l’azienda accettò di pagare € 10.000 a ciascuna lavoratrice (Alla Finifast two venne chiesto di pagare integralmente le spese legali liquidate dal Tribunale di Prato in favore dei due avvocati scelti dalla Filcams-CGIL € 28.125,00 + IVA e CAP).

Da maggio 2010 alle lavoratrici sono state liquidate solo le prime due rate, quelle che l’azienda riteneva di dover pagare, loro hanno continuato a chiedere aiuto agli avvocati della Cgil che, purtroppo, non sono più intervenuti nella vicenda.

Ad oggi Sarni ancora non paga alle sue ex dipendenti quanto stabilito in sede di transazione, mentre le operaie continuano a cambiare legali e a raccontare ogni volta da capo la loro sventura.

Samanta Di Persio


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore