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Negli ultimi trent'anni, i consumi degli italiani hanno subito una trasformazione radicale. La tecnologia e i prodotti multimediali hanno visto un'impennata senza precedenti, mentre il settore alimentare e quello della moda hanno registrato un calo significativo. Un'analisi dell'ufficio studi di Confcommercio offre uno sguardo dettagliato su come le abitudini di spesa delle famiglie italiane siano cambiate, riflettendo le sfide economiche e le innovazioni tecnologiche che hanno caratterizzato gli ultimi decenni.
Dal 1995, con l’avvento dei primi cellulari, i consumi tecnologici hanno visto una crescita esponenziale. La spesa delle famiglie italiane per i telefoni è aumentata in termini reali di oltre il 6.500%. Gli smartphone si sono trasformati da semplice mezzo di comunicazione a strumenti essenziali per il lavoro e il tempo libero. Parallelamente, i PC e i prodotti audiovisivi e multimediali hanno registrato un'espansione del 962%, mentre i servizi ricreativi e culturali sono aumentati del 90%.
Questa crescita è stata alimentata dalla rivoluzione digitale, che ha influenzato le abitudini di consumo, rendendo indispensabile l'accesso alla tecnologia moderna per rimanere competitivi e connessi.
Mentre le spese per la tecnologia continuano a salire, le famiglie italiane hanno ridotto i consumi in settori tradizionali. Dal 1995, i consumi di alimentari e bevande sono diminuiti del 10,6%, quelli di abbigliamento del 3,9%, e quelli di mobili ed elettrodomestici del 3,5%. Anche le spese per elettricità e gas sono calate del 16,6%, grazie alle politiche di risparmio energetico e alla crescente consapevolezza dei consumatori riguardo all'uso sostenibile delle risorse.
La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente accelerato queste tendenze, favorendo l'adozione di dispositivi digitali per il lavoro a distanza e l'intrattenimento domestico, mentre la spesa per cibo e vestiti è rimasta stabile o in declino.
Nel 2024, secondo le previsioni di Confcommercio, i consumi delle famiglie italiane raggiungeranno i 21.778 euro. Sebbene questa cifra superi i livelli pre-pandemia, è ancora inferiore rispetto al picco del 2007. Settori come l'alimentare e la moda faticano a recuperare il terreno perduto durante la crisi pandemica, e anche le spese turistiche e i pasti fuori casa rimangono sotto i livelli del 2019, nonostante il boom del turismo interno.
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha evidenziato che il futuro dei consumi italiani dipenderà da vari fattori: "Molto dipenderà dalla tenuta dell'occupazione, dalla riduzione dell'inflazione e dagli investimenti del Pnrr. E soprattutto dalla piena attuazione della riforma fiscale che può e deve sostenere redditi e consumi delle famiglie."
I risultati dei saldi estivi del 2024 hanno sollevato preoccupazioni tra i commercianti, con Federmoda Confcommercio che segnala una debolezza nei consumi. Il settore della moda ha subito un calo delle vendite del 4,6% nel primo semestre dell'anno, e a luglio la flessione ha superato l'8% rispetto all'anno precedente. Questa crisi ha portato alla chiusura di oltre 5.000 negozi di moda nel 2023 e alla perdita di quasi 10.000 posti di lavoro.
I dati di Confcommercio sottolineano una trasformazione profonda nei consumi degli italiani, spinti da innovazioni tecnologiche e sfide economiche. Mentre la spesa per la tecnologia continua a crescere, i settori tradizionali affrontano sfide significative. L'attenzione è ora rivolta alla capacità dell'economia italiana di adattarsi a questi cambiamenti, garantendo una ripresa sostenibile e inclusiva per tutti i settori.