Confindustria, Italia in bilico, nel 2019 registrata crescita zero

07 Ottobre 2019   11:59  

Italia in bilico tra ripresa e recessione. E’ il Csc, il centro studi di Confindustria, a confermare infatti la sostanziale stagnazione del 2019 con un Pil a crescita zero che in caso di rialzo Iva potrebbe bissare il risultato anche nel 2020: solo una sterilizzazione dell’Iva infatti consentirebbe al Pil del prossimo anno di salire del +0,4%. L’andamento della crescita del Paese dunque "molto dipenderà, più che in passato, dalle scelte di politica economica e in particolare da come il Parlamento sterilizzerà gli aumenti dell’Iva e delle accise per 23,1 mld da 1 gennaio prossimo", annota ancora il Csc.

Il rapporto deficit/Pil, nel 2019 si attesterà infatti all’1,8%, mentre nel 2020, se il governo decidesse di lasciar aumentare le imposte indirette, il rapporto deficit Pil potrebbe arrivare all’1,7%, Tuttavia, se l’aumento delle imposte indirette venisse annullato, a fronte di un impatto positivo sul Pil si avrebbe però un contraccolpo "pericoloso" sul rapporto deficit/Pil che arriverebbe "pericolosamente" vicino al 3% e molto al di sopra del 2,2% stimato dal governo nella Nadef.

A questo punto, stimano ancora gli economisti, "sarebbe necessario indirizzare tutti i risparmi di Quota 100 e del reddito di Cittadinanza alla riduzione strutturale del deficit".

L’economia italiana, dicono ancora gli economisti di viale dell’Astronomia, resta comunque sotto i valori pre-crisi: a politiche invariate, infatti, (senza aumenti Iva dunque), il Pil a fine 2020 si attesterebbe poco sotto i livelli raggiunti del 2011 ma ancora inferiori del 4,3% rispetto ai massimi del 2008. "Siamo l’unico paese dell’Eurozona, insieme alla Grecia, a non aver recuperato il calo degli anni della crisi", spiega il capo economista del Centro Studi di Confindustria, Andrea Montanino.

Per Confindustria, inoltre la crescita del Pil per il 2020 appare sovrastimata sopratutto nello scenario tendenziale mentre la sterilizzazione della clausola di salvaguardia non sembra essere strutturale: significa che l’anno prossimo occorrerà recuperare ancora 28,8 miliardi. "Problematico" anche il raggiungimento del deficit programmatico 2020, al 2,2% del Pil "perché le copertura indicate nella Nadef non appaiono esaustive: per la metà infatti sono riconducibili agli effetti di misure di contrasto all’evasione che per definizione sono incerte o di tagli di spesa rinviati a un’azione di revisione in corso d’anno", spiega ancora il Csc.

 


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