Fiat esce da Confindustria, Di Rocco (Cgil): "E' fatto gravissimo, il 21 ottobre saremo in piazza"

Intervista telefonica a Marco Di Rocco (Fiom-Cgil)

03 Ottobre 2011   10:09  

Era nell'aria ma ora è certezza, confermata dallo stesso Amministratore delegato di Fiat in persona: Fiat e Fiat Industrial usciranno dal primo gennaio 2012 da Confindustria. Lo si apprende dalla lettera di Sergio Marchionne a Emma Marcegaglia.

"Cara Emma - si legge nella lettera di Marchionne alla Marcegaglia - negli ultimi mesi, dopo anni di immobilismo, nel nostro Paese sono state prese due importanti decisioni con l'obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico. Mi riferisco all'accordo interconfederale del 28 giugno, di cui Confindustria e' stata promotrice, ma soprattutto all'approvazione da parte del Parlamento dell'Articolo 8 che prevede importanti strumenti di flessibilita' oltre all'estensione della validita' dell'accordo interconfederale ad intese raggiunte prima del 28 giugno".

Così l'AD di Fiat, e sul tema abbiamo intervistato telefonicamente Marco Di Rocco, segretario generale di Fiom Cgil di Chieti.

“Per noi - spiega Di Rocco- è una conferma emerso dalla riunione del 12 settembre che Fiat fece con tutti tranne Fiom. Ieri Marchionne ha ufficializzato. Siamo così fuori dal contratto nazionale. Il 21 ottobre ci saranno 8 ore di sciopero a Roma."

Uscira da Confindustria non significa di fatto l'obbligo di abbandonare la contrattazione nazionale. Infatti ci sono aziende che non aderiscono alla confedereazione pur applicando il contratto nazionale. Così Marchionne per Pomigliano e Mirafiori, pur essendo ancora interno a Confidustria ha messo in atto delle deroghe al contratto nazionale. Quindi per Sevel c'è ancora una possibilità. Saranno pertanto  fondamentali, spiega Di Rocco, i prossimi incontri in cui Cgil punta a chiedere la salvaguardia del contratto nazionale.

L'aspetto centrale della questione sta tutto nelle parole di Marchionne: "La Fiat - prosegue la missiva di Marchionne - fin dal primo momento ha dichiarato a Governo, Confindustria e Organizzazioni sindacali il pieno apprezzamento per i due provvedimenti che avrebbero risolto molti punti nodali nei rapporti sindacali garantendo le certezze necessarie per lo sviluppo economico del nostro Paese.
Questo nuovo quadro di riferimento, in un momento di particolare difficolta' dell'economia mondiale, avrebbe permesso a tutte le imprese italiane di affrontare la competizione internazionale in condizioni meno sfavorevoli rispetto a quelle dei concorrenti. Ma con la firma dell'accordo interconfederale del 21 settembre e' iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volonta' di evitare l'applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull'efficacia dell'Articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l'impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilita' gestionale. Fiat, che e' impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non puo' permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato. Per queste ragioni, che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012. Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l'Unione Industriale di Torino. Da parte nostra, - continua la lettera di Marchionne alla Marcegaglia- utilizzeremo la liberta' di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative. I rapporti con i nostri dipendenti e con le Organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese gia' raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco.”

Marchionne voleva l'articolo 8 e la flessibilità che ne derivava,ma ciò che derivava da quell'articolo è stato fortemente ridimensionato, anche per volontà di Confindustria, quindi Fiat ne esce.

“Sevel – dice Di Rocco- è un esempio da vendere nel mondo. Diverso dagli altri stabilimenti. E' dentro il contratto nazionale, dentro le regole e produce 224 mila furgone, contro i 180 mila dello scorso anno. La fabbrica produce perché il prodotto è valido: nel resto d'Italia i prodotti di Marchionne non sono validi.”

Di Rocco poi sottolinea un aspetto grave “Marchionne vuole aumentare lo sfruttamento del lavoro e demolire la contrattazione di questo paese. E' la sua ricetta e dove è stata applicata già produce esuberi. In Polonia nelle prossime ore annuncerà 1000 licenziamenti.”

E' una decisione importante, - conclude Sergio Marchionne nella lettera ad Emma Marcegaglia- che abbiamo valutato con grande serietà e attenzione, alla quale non possiamo sottrarci perché non intendiamo rinunciare a essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese. Con i miei migliori saluti. Sergio Marchionne.

Di Rocco affonda ancora il colpo “Marchionne è l'unico manager nel mondo che non riesce a produrre auto ma produce utili, la famiglia con lui si è arricchita moltissimo, il gruppo è indebitato con le banche. E' un esempio di chi fa interesse per la società. Se continua così Marchionne è destinato a chiudere tutte le fabbriche italiane.”

 di Barbara Bologna


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