Il WWF lancia l'allarme: l'inquinamento compromette la fertilità

10 Dicembre 2011   21:24  

«L'inquinamento ambientale ha un effetto pesante sulla salute, provocando addirittura gravi alterazioni della capacità riproduttiva». Sono preoccupanti, a detta del Wwf, i risultati del progetto nazionale «Previeni» che, promosso e finanziato dal Ministero dell'Ambiente, ha coinvolto anche alcune Oasi Wwf abruzzesi.

«Abbiamo messo a disposizione le riserve delle sorgenti del Pescara, a Popoli, e della Diga di Alanno (Pescara) - ha spiegato in conferenza stampa il coordinatore regionale delle Oasi, Augusto De Sanctis -. Dalle analisi condotte su esemplari di lombrico, trota e barbo è emersa la presenza, soprattutto a valle, di sostanze pericolose, quali Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa), ritardanti di fiamma (Pbde), ftalati, cadmio e arsenico». «I livelli, seppur non elevati rispetto ad altre aree italiane, sono preoccupanti - ha aggiunto -. Sono risultati preliminari che vanno approfonditi, ma che dimostrano l'utilità di queste ricerche. In Abruzzo, invece, c'è sempre più distanza tra la ricerca e l'azione di enti pubblici. È intollerabile che siano le Oasi del Wwf, a proprie spese, a svolgere attività di questo tipo, nel totale disinteresse degli organismi preposti. Studi del genere - ha concluso De Sanctis - costerebbero relativamente poco e darebbero risultati importanti in termini di prevenzione». Il progetto «Previeni», avviato nel 2008 e concluso ad ottobre 2011, ha coinvolto diversi soggetti, quali, ad esempio, l'Università «La Sapienza» di Roma, l'Istituto superiore di Sanità, l'ospedale Sant'Andrea di Roma, l'Università di Siena, oltre al Wwf nazionale.

L'iniziativa ha lo scopo di dimostrare in che modo gli interferenti endocrini, cioè sostanze presenti nell'ambiente, negli alimenti e negli oggetti della vita quotidiana, possano dare problemi alla riproduzione umana. «Dalle analisi, condotte su coppie fertili, coppie sterili e coppie madre-neonato - ha detto Donatella Caserta, docente alla Sapienza e coordinatore del progetto -, è emerso che gli adulti di Roma e di alcuni centri medio-piccoli, come il basso Lazio e Ferrara, risultano esposti in maniera prolungata e continua, mostrando alterazioni cellulari che indicano un'alterazione dell'equilibrio ormonale».


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