Il futuro dei giovani italiani è lontano dal Bel Paese, così perdiamo i nostri figli

13 Giugno 2013   11:52  

Il 59 per cento dei giovani studenti italiani e' pronto a espatriare perche' non vede nel futuro prospettive occupazionali in Italia. Lo ha affermato il delegato nazionale della Coldiretti Vittorio Sangiorgio sulla base di una indagine Coldiretti/Swg, da cui emerge che la volonta' di lasciare l'Italia riguarda anche i giovani disoccupati (53 per cento) e coloro che hanno gia' un lavoro (47 per cento) del quale evidentemente non sono soddisfatti.

Intervenendo all'undicesima giornata dell'economia, a latere della 137esima assemblea dei Presidenti delle Camere di commercio, Sangiorgio ha sottolineato che "si e' rotto quel legame che ha unito intere generazioni di italiani al proprio territorio anche perche' il 73 per cento dei giovani ritiene che l'Italia non possa offrire un futuro contro il 20 per cento che ha invece una visione positiva". "Un Paese come l'Italia che deve affrontare la crisi non puo' correre il rischio di perdere a energie e risorse fondamentali per la crescita a causa dell'emigrazione e della disoccupazione, come confermano - ha sostenuto il delegato dei giovani della Coldiretti - i dati elaborati da Unioncamere sull'impatto positivo sull'economia nazionale da parte dei 3,8 milioni di occupati che producono il 17,2 per cento del Pil. In un Paese vecchio come l'Italia dove la classe dirigente ha una eta' media di 58 anni, la prospettiva di abbandono del Paese evocata dalla maggioranza dei giovani italiani e' una vera priorita' alla quale le istituzioni devono dare una risposta", ha concluso Sangiorgio nel sottolineare che "l'analisi dimostra che, se inseriti in un contesto che offre spazio alla realizzazione personale, i giovani dimostrano di credere di piu' all'Italia come indica il fatto che i risultati si invertono tra i giovani agricoltori che per la maggioranza relativa (45 per cento) pensa che l'Italia possa offrire un futuro".

L'APPORTO DEI GIOVANI ALLA RICCHEZZA DEL PAESE: La stima del valore aggiunto prodotto dall'occupazione giovanile mostra che esso si ripartisce per oltre tre quarti nel terziario, per il 22,4% nel settore industriale e per l'1,7% nell'agricoltura. Costruzioni (22,8%), terziario nel suo complesso (17,8%), e, al suo interno, il commercio (21,2%) gli ambiti nei quali il lavoro dei giovani incide di piu' sul totale dei singoli settori. Minore, ma pur sempre rilevante, l'apporto fornito al manifatturiero (13,3%) e all'agricoltura (14,6%).Al Mezzogiorno il primato della maggiore incidenza della ricchezza prodotta dalle giovani generazioni a livello di macro ripartizione (18%). In linea con la media nazionale, invece, quello delle due ripartizioni settentrionali (17,3% il Nord-Ovest, 17,2% il Nord-Est) mentre inferiore di oltre un punto percentuale rispetto alla media e' quello del Centro (16%). Tra le regioni, spicca la Puglia, in vetta alla classifica in termini di valore aggiunto prodotto dalla componente giovanile sul totale regionale (21,3%), quindi il Trentino Alto Adige (20,4%), l'Umbria (17,9%), la Calabria (17,8%), il Veneto (17,7%) e la Lombardia (17,5%). Quest'ultima, tuttavia, in termini assoluti, concentra oltre un quinto (21,8%) del totale del prodotto nazionale derivante dall'occupazione giovanile. Relativamente meno intenso l'apporto dei giovani al valore aggiunto regionale, invece, in Emilia-Romagna (16,4%), Toscana (16,1%), Liguria (16,0%), Lazio (15,4%) e Friuli-Venezia Giulia (15,2%). A contribuire maggiormente alla formazione della ricchezza prodotta dai giovani e' la componente dei lavoratori dipendenti, cui si deve il 71% del valore aggiunto contro il 29% derivante da quella indipendente. Quest'ultima e' particolarmente consistente pero' nel Mezzogiorno (33,6%), con valori massimi in Calabria (40%) e Molise (38,1%), quindi Toscana (34,5%), Campania (34,4%) e Sicilia (34,3%). Le regioni in cui e' invece piu' elevato il contributo della componente dipendente sono la Lombardia (26,9%), l'Emilia Romagna (26,0%), il Friuli-Venezia Giulia (23,2%), il Veneto (23,0%) e il Trentino-Alto Adige (18,9%). 

 

675MILA IMPRESE GUIDATE DA UNDER 35: Se a fine 2012 nel nostro Paese 1,4 milioni di giovani tra i 15 e i 34 anni sono disoccupati e un altro milione e 200mila rientra nella categoria degli "scoraggiati" (ovvero coloro che sono disponibili a lavorare, sebbene cerchino non attivamente un lavoro oppure non lo cerchino affatto), una porzione cospicua degli under 35 il lavoro ha deciso di crearselo da se', aprendo una impresa. Al Registro delle imprese delle Camere di commercio, a fine 2012, risultano iscritte 675mila imprese giovanili, pari all'11,1% del totale delle imprese registrate a livello nazionale. Rispetto al 2012, la loro numerosita' e' cresciuta del +10,1%, grazie ad un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di 70mila unita' in piu'. Tutt'altra velocita' rispetto al modesto +0,3% di crescita dell'intera imprenditoria. La reattivita' e il coraggio di fare impresa dei giovani, spinti prima di tutto dalla voglia di cogliere un'opportunita' di business valorizzando le proprie capacita' e competenze - anche sviluppando strategie innovative di prodotto e di processo - e' quindi dimostrata dai numeri. Lo stesso bacino di disoccupati giovani fornisce un vero e proprio 'esercito di riserva' di potenziali neo-imprenditori. Le cifre che emergono dalle elaborazioni di Unioncamere sull'indagine Istat sulle forze lavoro evidenziano che oltre 13mila giovani tra 18 e i 34 anni alla ricerca di lavoro vorrebbe avviare un'attivita' in proprio. A questi si aggiungono le 368mila unita' che non hanno preferenze tra lavorare alle dipendenze e in proprio. Se almeno un quarto di queste persone venisse avviato al 'fare' impresa , si arriverebbe a un bacino potenziale di nuova imprenditorialita' giovanile di poco oltre 105mila unita'. 
- 188MILA IMPRESE DI GIOVANI DONNE: All'interno dell'universo delle imprese degli under 35, quelle a conduzione femminile appaiono particolarmente diffuse. Le imprese di giovani donne rappresentano, infatti il 27,8% del totale delle imprese guidate da under 35, mentre le imprese "rosa" nel loro complesso incidono sul totale delle attivita' registrate alle Camere di commercio per il 23,5%. Pari a circa 188mila unita', le imprese di giovani donne incidono per il 12,8% sul totale delle imprese "rosa" e risultano particolarmente diffuse nel Mezzogiorno (dove sono quasi 81mila). Cio' rende particolarmente evidente in questo caso la reattivita' e capacita' di risposta di questa componente della societa', spesso penalizzata sul mercato del lavoro. E la "voglia di fare impresa" delle giovani donne non si e' fermata, malgrado la crisi: tra il 2011 e il 2012, a fronte di un modesto incremento, misurato dal tasso di evoluzione (al netto delle cessazioni di ufficio) dello 0,2% del totale delle imprese femminili, quelle a conduzione giovanile sono aumentate del 10,7%, grazie ad un saldo tra iscrizioni e cessazioni di +20mila unita'. 

- 123MILA LE IMPRESE STRANIERE DI UNDER 35: Interessante risulta essere anche l'incidenza e l'espansione dell'imprenditoria giovanile straniera che, con le sue 123mila imprese registrate, rappresenta il 18,2% del totale dell'imprenditoria giovanile (arrivando a superare il 30% in Toscana e a sfiorarlo in Emilia-Romagna, mentre ha incidenze a una cifra in molte regioni del Mezzogiorno) e poco piu' di un quarto di quella "etnica" complessivamente considerata. Elevata la sua dinamica di crescita anche negli ultimi due anni (+14,8% tra il 2011 e il 2012, con le imprese iscritte nel 2012 che hanno superato di 18mila unita' quelle cancellate). 
   - UN TERZO DELLE IMPRESE GIOVANI E' ARTIGIANO: Anche l'ingresso dei giovani nel mondo dell'artigianato e' piuttosto frequente (il 29% delle imprese giovanili e' a carattere artigiano, per un totale complessivo di quasi 196mila unita', pari al 13,6% dell'intero comparto). Un segnale di vitalita' di un segmento che per tanti aspetti e' fortemente penalizzato dalla crisi. Anche in questo caso appare evidente una divisione in due del Paese, con il Nord che presenta una incidenza intorno al 40% delle imprese giovanili artigiane sul totale dell'imprenditoria giovanile (con la Valle d'Aosta e l'Emilia Romagna a svettare con punte del 43%) e un Mezzogiorno che non arriva neanche al 20%, con punte particolarmente modeste in Campania (13,4%) e Sicilia (17,7%). 
   - 13MILA IMPRESE COOPERATIVE GIOVANI: Anche il 'volto' giovanile del mondo cooperativo, sebbene ancora piuttosto minoritario nel panorama delle imprese di under 35 italiane, mostra tassi di evoluzione piuttosto rapidi (+1.700 il saldo 2012 fra iscritte e cessate; +12,2% il tasso di evoluzione), indicando come le finalita' mutualistiche e di relazionalita' particolare con il territorio e con le comunita' locali tipiche del cooperativismo siano in grado di fornire crescenti soluzioni occupazionali alla crisi del mercato del lavoro. Le cooperative di giovani erano piu' di 13mila a fine 2012 e rappresentavano il 9,1% del totale delle imprese cooperative.


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