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L'Istat ha rivisto al ribasso le stime sul Pil nel secondo trimestre. Il calo è stato pari al 12,8% rispetto al trimestre precedente e al 17,7% rispetto all'anno precedente. La stima preliminare che era stata diffusa il 31 luglio scorso evidenziava una contrazione del 12,4% su base congiunturale e del 17,3% su base tendenziale. Il 'peggioramento' risulta quindi dello 0,4% sia su base tendenziale sia su base congiunturale.
Cala, di conseguenza, anche la variazione acquisita del Pil per la prima metà del 2020, che è pari al 14,7%. Per variazione acquisita annuale, si intende quella che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.
Secondo l'Istat "a trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte". Anche la domanda estera "ha fornito un apporto negativo", per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. "La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di ULA e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato", aggiunge Istat.
Nel secondo trimestre dell'anno, rispetto ai tre mesi precedenti, sono in diminuzione tutti i principali aggregati della domanda interna, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%. Secondo l'istituto "la domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione del Pil, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP)". Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali. "Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%", conclude il report Istat.