Sull'inquinamento delle coste, Confindustria risponde a Goletta Verde

06 Agosto 2011   02:18  

Nei giorni scorsi c’è stata l’annuale visita di Goletta Verde sul territorio abruzzese. Anche in questa occasione nella conferenza stampa si è dato forte risalto al tema degli idrocarburi, con una connotazione globalmente negativa accodandosi alla costante campagna di disinformazione che oramai da alcuni anni sta creando un pericoloso effetto di rinuncia nei confronti di un importante settore di attività.Si parla, infatti, di assedio al nostro territorio da parte delle Compagnie petrolifere, pur sapendo che l’estrazione di idrocarburi in Abruzzo (in acqua e su terra) è più che dimezzata nell’ultimo decennio. Si parla genericamente di rischi per la pesca e per il turismo, pur sapendo che regioni come le Marche, più forti sotto il profilo turistico e dell’industria ittica, producono più idrocarburi dell’Abruzzo, ma accettano la convivenza sostenibile tra le varie opportunità che il territorio offre.
Queste affermazioni diventano ancor più gravi sul territorio abruzzese che in oltre settantacinque anni di attività del settore idrocarburi non ha vissuto incidenti, ma ha invece permesso lo sviluppo di un comparto ad alta tecnologia, che occupa circa 6.000 unità altamente qualificate, che esporta servizi a livello mondiale e che, a causa del blocco delle autorizzazioni che impedisce gli investimenti di capitali (tutti privati), sta vivendo una crisi fortissima che rischia di farlo scomparire nel giro di pochi anni.
Già oggi il numero di addetti si sta riducendo. Alcune aziende hanno chiuso, come la Expro che ha trasferito lo stabilimento a Ravenna; altre riducono come ENI che lascia Ortona per trasferirsi a San Giovanni Teatino; altre sono a rischio, come Iniziative Industriali, mentre diverse multinazionali, che pure occupano molti tecnici abruzzesi, stanno rivedendo le proprie strategie sul territorio abruzzese.
In questo periodo si assiste infatti all’opposizione costante a tutte le tipologie di iniziative legate alla produzione di energia, sia proveniente da riserve fossili che da fonti rinnovabili, con una visione troppo spesso di piccolo campanile, dove l’interesse del singolo o di piccoli gruppi rischia di prevalere sugli interessi collettivi. Dove l’eco di stampa viene concesso alla protesta senza entrare nel merito e senza dare spazio a opinioni diverse, dove gli investitori vengono mandati via. Si tratta di diverse centinaia di milioni di euro di investimenti che possono generare ritorni di royalties, di tasse e di lavoro diretto e indotto per le nostre numerose imprese locali della filiera.
Le cause di questa situazione sono molteplici e riassumibili in quattro grandi temi: la mancanza di una coerente e decisa politica regionale sull’energia; la scarsa attenzione al territorio con la quale sono stati proposti alcuni insediamenti in campo energetico; la strumentalizzazione delle informazioni per creare falsi allarmismi; l’eco che spesso i mezzi di comunicazione danno a posizioni pseudo-scientifiche.
Confindustria Abruzzo, come rappresentante di molti settori imprenditoriali che comprendono il mondo dell’energia fossile, ma anche delle rinnovabili, delle imprese turistiche come di quelle agroalimentari, ritiene che in un momento così delicato per l’economia sia indispensabile mettere fine alle contrapposizioni di principio. Queste, infatti, rischiano unicamente di portare danni al territorio, mentre è opportuno avviare un ragionamento comune che discuta di sviluppo sul tema dell’energia in termini di sostenibilità secondo la visione europea (Strategia di Lisbona) che individua la sostenibilità come l’interrelazione positiva tra salvaguardia dell’ambiente, salvaguardia dei diritti sociali, salvaguardia della capacità economica di produrre reddito.
Perché questo dialogo non sia astratto ma parta da una condivisione di alcuni presupposti, Confindustria Abruzzo sta sviluppando uno studio sul settore dell’energia, a partire dagli idrocarburi, per arrivare alle rinnovabili, che permetta di avviare un dibattito serio, consapevole e fondamentalmente utile per il territorio. Questo studio verrà presentato tra alcuni mesi in un “Libro Bianco dell’Energia in Abruzzo”.
Confindustria Abruzzo si impegna a pretendere dai propri Associati trasparenza nei progetti e condivisione delle iniziative, per costruire positivi effetti di ricaduta anche attraverso interventi volontari che vadano oltre le royalties a difesa del territorio. Si potrebbe ad esempio ipotizzare una destinazione vincolata delle royalties, o di una parte di esse, al risanamento dei fiumi: vero grande problema dell’Abruzzo turistico.
Confindustria Abruzzo chiede alle altre Associazioni di Categoria e ai Sindacati di lavorare assieme su queste basi così come è stato fatto nel Patto per lo Sviluppo. Chiede alle Associazioni Ambientaliste e ai Comitati un approccio puntuale ai progetti che abbandoni le facili polemiche di stampo allarmistico e contrarie allo sviluppo.
Chiede ai mezzi di comunicazione di massa di dare spazio alle posizioni favorevoli e non solo a quelle contrarie ai progetti, spesso non sostenute da ragioni scientifiche. Chiede alle Istituzioni un sostegno più determinato nel portare avanti la politica energetica e quelle iniziative che, da un punto di vista tecnico, sono ritenute valide e di assumere di conseguenza un ruolo di mediazione e non di parte in causa a sostegno di una sola ragione.
Le imprese e i lavoratori devono vedersi riconosciuta la dignità di elementi dello sviluppo del territorio e non essere identificate come detrattori dell’ambiente e della salute.


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